sabato 29 agosto 2009

IL SINDACO DI VENTIMIGLIA DONA ALLA PRINCIPESSA YASMIN,Ambasciatrice Diritti umani,CHIAVI DELLA CITTA' E IL VOLUME "METE D'AUTORE A VENTIMIGLIA"




La Principessa di Svevia Yasmin Ira von Hohenstaufen(madre) rivuole Castel del Monte

08/09/2009 - ore 12:10
puglia: principessa di svevia rivuole castel del monte, 'italia non lo sa curare'


Roma, 8 set. - (Adnkronos) - La principessa Ira Yasmin Aprile von Hohenstaufen Puoti, diretta discendente di Federico II, vuole riprendersi Castel del Monte. Secondo la principessa di Svevia nel castello costruito dal suo antenato sarebbero custodite le reliquie di Gesu' e, attraverso un telegramma inviato al comune e alla procura di Andria, ne chiede la restituzione. Lo riporta 'Il Giornale'.

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giovedì 6 agosto 2009

Under The Auspices of HIRH Princess Kathrin von Hohenstaufen d'Anjou Plantagenet President Green Princes Ring




Da: Teatro Rebis

A: "Undisclosed-Recipient:;"@smtp-out08.email.it Cc:


Oggetto: INVITO - "DI UNA SPECIE CATTIVA" - Ars Amando 09 Ricevuto il: 06/08/09 17:40







Il Teatro Rebis
è lieto di invitarvi
venerdì 4 settembre h 24.00

Comune di Amandola | Amat|Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno
Provincia di Fermo| Comunità Montana dei Sibillini
Regione Marche | Ministero per i Beni e le Attività Culturali
ars amando 09
amandola festival delle arti sceniche

amandola 4 e 5 settembre
[no–stop dalle 19 alle 24, ingresso gratuito]
Dieci appuntamenti ad ingresso gratuito espressione delle esperienze più significative maturate nel panorama teatrale italiano, coreografico internazionale e nel territorio locale; diversi e suggestivi spazi della città accolgono gli spettacoli all’insegna della commistione di danza e teatro.

VENERDÌ 4 SETTEMBRE
h 24 Sala La Collegiata
TEATRO REBIS
DI UNA SPECIE CATTIVA - studio#3



Con Silvia Sassetti

Drammaturgia: Eleonora Sarti

Musiche: Paolo Marzocchi

Sonorizzazione: Stefano Sasso

Tecnico luci: Stefano Giaroni

Tecnico audio: Andrea Lambertucci

Scenotecnica: Nicola Bruschi

Coordinamento coreografico: Yumiko Yoshioka

Costumi: Massimo Eleonori

Assistenti di scena: Meri Bracalente, Lorenzo Pennacchietti

Foto e grafica: Marco Di Cosmo

Organizzazione: Silvia Castellani

Regia: Andrea Fazzini



(durata: 30 min. circa)



“di una specie cattiva” è un poema lirico per movimenti lunari e voce ricomposta, ispirato all’universo poetico di Sylvia Plath, e soprattutto al rapporto “squilibrato”, ferocemente sincero che la poetessa americana “sopportava” con la propria vita, e più in particolare con la propria maternità.

Maternità agognata, rifiutata, maternità disperata, maternità prematurata, maternità maledetta.

Ma il riferimento all’universo umano e simbolico della Plath reppresenta anche un transfert artistico ideale per un’indagine sulle dinamiche dell’ispirazione, sulle torture dell’ambizione, sulla complessa inafferrabilità del linguaggio velato, della comunicazione sottile.

Spostare l’obbiettivo dalla falsa ovvietà della “santa madre” legata da amore incondizionato ai propri figli, alla difficile relazione che una donna si sforza di interpretare, di risolvere, di “contrattare” con il proprio corpo in trasformazione, con la propria vita in dipendenza.

A livello formale, la lavorazione della messinscena prevede la composizione di una chimica scenica capace di travasare i campi semantici coinvolti uno nell’altro: il campo della recitazione teatrale, quello dell’atto performativo (unico e irripetibile), quello della “pitturazione” scenica, quello dell’anamorfosi sonora.

Attraverso la quadrofonia del tessuto sonoro, l’oscillazione tra partecipazione emotiva e freddezza esecutiva dell’attrice, attraverso l’evidenza della citazione pittorica venata dall’evanescenza della carezza luminosa – “di una specie cattiva” si pone al limite tra un richiamo letterario e una confessione pubblica, tra una lontananza fantasmatica dovuta al testo registrato ed un’aderenza all’atomizzazione dell’azione, spinta all’estremo da un corpo scenico che tenta senza soluzione di continuità – senza scampo – di sparire.

Soffermarsi sulle sonorità della vergogna, sui silenzi della rabbia, sulle lontanze della parola – tracciare un percorso in fragile dissoluzione di movimenti colti nel loro tremore interno.

Questi sono i punti di partenza per indagare liricamente, con un linguaggio d’astrazione, “sfigurativo”, le implicazioni di una vita segnata dalla poesia e dalla lotta per proteggerne il respiro e la dignità.

Maternità suicidata.













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martedì 4 agosto 2009

L'aqua sorgente dello Spirito e linfa dell'anima:ilculto delle acque di San Bonaventura di Bagnoregio

Il culto taumaturgico delle acque a Bagnoregio ascende ai miti celti longobardi di Re Desiderio.(San Bonaventura e la corrente dello Spirito di Yasmin von Hohenstaufen ed ECP1994)

La voce dei sassi di Yasmin von Hohenstaufen ed Alke'.Attualita' di San Bonaventura di Bagnoregio nel terzo millennio

L'itinerario della mente verso Dio
Bonaventura è considerato uno dei pensatori maggiori della tradizione francescana, che anche grazie a lui si avviò a diventare una vera e propria scuola di pensiero, sia dal punto di vista teologico che da quello filosofico. Difese e ripropose la tradizione patristica, in particolare il pensiero e l'impostazione di sant'Agostino. Egli combatté apertamente l'aristotelismo, anche se ne acquisì alcuni concetti, fondamentali per il suo pensiero. Inoltre valorizzò alcune tesi della filosofia arabo-ebraica, in particolare quelle di Avicenna e di Avicebron, ispirate al neoplatonismo. Nelle sue opere ricorre continuamente l'idea del primato della sapienza, come alternativa ad una razionalità filosofica isolata dalle altre facoltà dell'uomo. Egli sostiene, infatti, che:

« (...) la scienza filosofica è una via verso altre scienze. Chi si ferma resta immerso nelle tenebre. »


Secondo Bonaventura è il Cristo la via a tutte le scienze, sia per la filosofia che per la teologia.

Il progetto di Bonaventura è una riduzione (reductio artium) non nel senso di un depotenziamento delle arti liberali, bensì della loro unificazione sotto la luce della verità rivelata, la sola che possa orientarle verso l'obiettivo perfetto a cui tende imperfettamente ogni conoscenza, il vero in sè che è Dio.

La distinzione delle nove arti in tre categorie, naturali (fisica, matematica, meccanica), razionali (logica, retorica, grammatica) e morali (politica, monastica, economica) riflette la distinzione di res, signa ed actiones la cui verticalità non è altro che cammino iniziatico per gradi di perfezione verso l'unione mistica.

La parzialità delle arti è per Bonaventura non altro che il rifrangersi della luce con la quale Dio illumina il mondo: prima del peccato originale Adamo sapeva leggere indirettamente Dio nel Liber Naturae (nel creato), ma la caduta è stata anche perdita di questa capacità. Per aiutare l'uomo nel recupero della contemplazione della somma verità, Dio ha inviato all'uomo il Liber Scripturae, conoscenza supplementare che unifica ed orienta la conoscenza umana, che altrimenti smarrirebbe se stessa nell'autoreferenzialità.

Attraverso l'illuminazione della rivelazione, l'intelletto agente è capace di comprendere il riflesso divino delle verità terrene inviate dall'intelletto passivo, quali pallidi riflessi delle verità eterne che Dio perfettamente pensa mediante il Verbo.

Ciò rappresenta l'accesso al terzo libro, Liber Vitae, leggibile solo per sintesi collaborativa tra fede e ragione: la perfetta verità, assoluta ed eterna in Dio, non è un dato acquisito, ma una forza la cui dinamica si attua storicamente nella reggenza delle verità con le quali Dio mantiene l'ordine del creato. Lo svelamento di quest'ordine è la lettura del terzo libro che per segni di dignità sempre maggior avvicina l'uomo alla fonte di ogni verità.

La primitas divina La primalità di Dio è il sostegno a tutto l'impianto teologico di Bonaventura. Nella sua prima opera, il Breviloquium, egli definisce i caratteri della teologia affermando che, poiché il suo oggetto è Dio, essa ha il compito di dimostrare che la verità della sacra scrittura è da Dio, su Dio, secondo Dio ed ha come fine Dio. L'unita del suo oggetto determina come unitaria ed ordinata la teologia perché la sua struttura corrisponde ai caratteri del suo oggetto.

Nella sua opera più famosa, l'Itinerarium mentis in Deum ("L'itinerario della mente verso Dio"), Bonaventura spiega che il criterio di valore e la misura della verità si acquisiscono dalla fede, e non dalla ragione (come sostenevano gli averroisti). Da ciò fa conseguire che la filosofia serve a dare aiuto alla ricerca umana di Dio, e può farlo, come diceva sant'Agostino, solo riportando l'uomo alla propria dimensione interiore (cioè l'anima), e, attraverso questa, ricondurlo infine a Dio. Secondo Bonaventura, dunque, il «viaggio» spirituale verso Dio è frutto di una illuminazione divina, che proviene dalla «ragione suprema» di Dio stesso. Per giungere a Dio, quindi, l'uomo deve passare attraverso tre gradi, che, tuttavia, devono essere preceduti dall'intensa ed umile preghiera, poiché:

« (...) nessuno può giungere alla beatitudine se non trascende sé stesso, non con il corpo, ma con lo spirito. Ma non possiamo elevarci da noi se non attraverso una virtù superiore. Qualunque siano le disposizioni interiori, queste non hanno alcun potere senza l'aiuto della Grazia divina. Ma questa è concessa solo a coloro che la chiedono (...) con fervida preghiera. È la preghiera il principio e la sorgente della nostra elevazione. (...) Così pregando, siamo illuminati nel conoscere i gradi dell'ascesa a Dio. »


La "scala" dei 3 gradi dell'ascesa a Dio è simili alla "scala" dei 4 gradi dell'amore di Bernardo di Chiaravalle, anche se non uguale; tali gradi sono:

1) Il grado esteriore:
« (...) è necessario che prima consideriamo gli oggetti corporei, temporali e fuori di noi, nei quali è l'orma di Dio, e questo significa incamminarsi per la via di Dio. »


2) Il grado interiore:
« È necessario poi rientrare in noi stessi, perché la nostra mente è immagine di Dio, immortale, spirituale e dentro di noi, il che ci conduce nella verità di Dio. »


3) Il grado eterno:
« Infine, occorre elevarci a ciò che è eterno, spiritualissimo e sopra di noi, aprendoci al primo principio, e questo dona gioia nella conoscenza di Dio e omaggio alla Sua maestà. »


Inoltre, afferma Bonaventura, in corrispondenza a tali gradi, l'anima ha anche tre diverse direzioni:

« (...) L'una si riferisce alle cose esteriori, e si chiama animalità o sensibilità; l'altra ha per oggetto lo spirito, rivolto in sé e a sé; la terza ha per oggetto la mente, che si eleva spiritualmente sopra di sé. Tre indirizzi che devono disporre l'uomo a elevarsi a Dio, perché l'ami con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutta l'anima (...). »
(San Bonaventura da Bagnoregio, Itinerarium mentis in Deum)

Dunque, per Bonaventura l'unica conoscenza possibile è quella contemplativa, cioè la via dell'illuminazione, che porta a cogliere le essenze eterne, e ad alcuni permette persino di accostarsi a Dio misticamente. L'illuminazione guida anche l'azione umana, in quanto solo essa determina la sinderesi, cioè la disposizione pratica al bene.


L'ordine trinitario del mondo
Il mondo, per Bonaventura, è come un libro da cui traspare la Trinità che l'ha creato. Noi possiamo ritrovare la Trinità extra nos (cioè "fuori di noi"), intra nos ("in noi") e super nos ("sopra di noi"). Infatti, la Trinità si rivela in 3 modi:

come vestigia (o impronta) di Dio, che si manifesta in ogni essere, animato o inanimato che sia;
come immagine di Dio, che si trova solo nelle creature dotate d'intelletto, in cui risplendono memoria, intelligenza e volontà;
come similitudine di Dio, che è qualità propria delle creature giuste e sante, toccate dalla Grazia e animate da fede, speranza e carità; quindi, quest'ultima è ciò che ci rende "figli di Dio".
La Creazione dunque è ordinata secondo una scala gerarchica trinitaria, e la natura non ha sua consistenza, ma si rivela come segno visibile del principio divino che l'ha creata; solo in questo, quindi, trova il suo significato. Bonaventura trae questo principio anche da un passo evangelico, in cui i discepoli di Gesù dissero:

« "Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!" Alcuni farisei tra la folla gli dissero: "Maestro, rimprovera i tuoi discepoli".Ma egli rispose: "Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre". »
(Lc, 19,38-40)

Le creature, dunque, sono impronte, immagini, similitudini di Dio, e persino le pietre "gridano" tale loro legame col divino.